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11 gennaio 2010

Mi vergogno di essere italiano


Comunicato Stampa Rete per la Tutela della Valle del Sacco

I fatti di Rosarno ci indignano nel profondo dell’animo e purtroppo constatiamo che il nostro sentire non riguardi il sentire di tutti. Annotiamo gli stupidi sondaggi della televisione che con un sistema alquanto approssimativo e sull’onda emotiva di quanto avviene riportano dati che inducono a pensare che la società civile ha perso la sua identità. Continuiamo però a vedere un dramma che è difficile da comprendere in quanto non è il nostro. Berlusconi e i suoi accoliti hanno utilizzato le manifestazioni di piazza contro per addossare le colpe al sistema mediatico complice di aver portato il Tartaglia a colpire in pubblica piazza. Non avviene lo stesso con gli esponenti della Lega che assiduamente con strategia para-post-fascista incutono negli italiani il timore dell’immigrato come nemico numero uno da abbattere, da non considerare essere umano di questa società. Una società che dimentica abbastanza facilmente le sue radici, quelle di emigranti da sempre partecipanti attivi alla costruzione di nazioni quali gli Stati Uniti, l’Australia, il Belgio, la Germania, l’Argentina, Il Canada. “Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri….. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali… La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”. Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912. Sbagliamo o è ciò che oggi nel nostro paese e il luogo comune del dire in strada e dentro le “scatole magiche” che sono nelle nostre case. Forse noi ci consideriamo una razza superiore nel pensare che l’uomo nero, giallo, verde non è in grado di portare attraverso la sua cultura e la sua partecipazione alla nostra ri-costruzione. Oppure pensiamo che “loro” sono utili solo per lavori che noi italiani, figli della cultura del benessere ormai priva di ogni fondamento, non abbiamo nessuna intenzione di intraprendere. Sfidiamo chiunque a fare lavori massacranti come quelli della raccolta ortofrutticola o come quella dei cantieri edili, sottopagati e costretti a sottostare ad animali senza scrupoli che si arricchiscono con il lavoro dei “nuovi schiavi”. Stiamo parlando di sfruttatori italiani, del nostro beneamato paese, che le nostre classi politiche hanno costruito attraverso la nostra delega. Tutti colpevoli nella misura che ad ognuno di noi è opportuno riconoscere. In pochi si domandano il perché un essere umano abbandona la propria terra. Eppure dovremmo avere tutti la conoscenza dei motivi in quanto partecipi dei processi legati a programmi economici globali che portano a impoverire ulteriormente terre povere di risorse e dalle quali però è possibile prelevare risorse energetiche o minerarie utili per il proseguimento delle “civiltà superiori”. La semplificazione della parola razzismo riconduce a questo, alla superiorità delle razze e noi ci vergogniamo di vivere in un paese che propone questo modello di società. Provi qualcuno a dire di andarcene se ciò non ci sta bene. Noi restiamo per modificare ciò che qualcuno vuole che sia immodificabile.

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