Più privato, meno pubblico. Sta per diventare legge il decreto che apre la porta ai privati nella gestione dei servizi di erogazione dell'acqua. Quale sarà l'impatto sulle tariffe?
L'ingresso dei privati
La privatizzazione del servizio di erogazione dell'acqua sembra avvicinarsi sempre più. È stata fissata una quota minima obbligatoria di partecipazione dei privati nelle società che gestiscono il servizio idrico integrato (art. 15 del decreto legge 135/2009). Nelle società a partecipazione mista, i soci privati non potranno avere una quota inferiore al 40%. Si fissa un tetto minino altissimo, ma non un tetto massimo.
Anche per le società miste che sono quotate in borsa si profila la necessità di ridurre il peso del socio pubblico a non più del 30%. E chi non si adegua? Semplice, le concessioni relative ai servizi pubblici saranno revocate.
La scadenza si avvicina
La legge fissa anche scadenze abbastanza stringenti entro i quale la partecipazione dei privati dovrà diventare significativa: per esempio per le società municipalizzate, cioè di proprietà completamente pubblica, il termine è fissato al 31 dicembre 2011.
Il cattivo precedente
Cosa succederà alle tariffe del servizio idrico con l'ingresso di soci privati nella gestione? È difficile fare previsioni. Bisogna dire, però, che gli indizi attualmente a disposizione non fanno sperare nulla di buono. Arezzo, città in cui la società che gestisce l'erogazione dell'acqua è in mano a privati, ha una bolletta tra le più care d'Italia. Una bolletta quattro volte più costosa rispetto a quella delle città più economiche.
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