CONTROLLO EMISSIONI INCENERITORI E CEMENTIFICIO DI COLLEFERRO
EP SISTEMI MOBIL SERVICE ITALCEMENTI
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9 novembre 2009

Inceneritore: Audizione RE.TU.VA.SA

Segue una comunicazione dalla RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta relativa agli illeciti commessi all'inceneritore di Colleferro.



Documento per la:
Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle Attività Illecite Connesse al Ciclo dei Rifiuti


Sin dalla presentazione del progetto riguardante la costruzione dei termovalorizzatori di Colleferro abbiamo sollevato grosse perplessità rispetto all’ubicazione e alla nocività che detti impianti potevano comportare. In relazione all’ ubicazione esiste anche il parere negativo della USL locale datato 1999.
Chi è riuscito a rendere non vincolante tale documento se non le logiche dell’incenerimento?
Da quel momento non c’è stato da parte della politica nessuna posizione a riguardo se non quella di evitare di affrontare l’argomento nonostante le pressioni di cittadini e associazioni. L’atteggiamento repressivo e minaccioso sui cittadini che in forme democratiche esprimevano il dissenso si tramutò in denunce ad personam in data 9 Febbraio 2001 con la richiesta di 2,5 Mld di Lire per ogni mese di blocco del cantiere contro 10 cittadini da parte di Mobil Service.
La prima azione su sollecitazioni locali portò ad una interrogazione parlamentare nel 2001 da parte del Senatore Antonio Di Pietro che pur non entrando in merito alle caratteristiche degli impianti denunciava l’alto costo del terreno attraverso un doppio passaggio proprietario che portava quindi a installare tali impianti prescindendo dalla caratterizzazione del suolo e di bonifica. Si parlava all’epoca di circa 6 Miliardi di Lire per un terreno che avrebbe avuto un valore di mercato sicuramente minore. Fin da subito si è percepito che forzosamente si procedeva in assenza di tutte le autorizzazioni e in totale mancanza di comunicazioni trasparenti. Alla Commissione infrastrutture fu inviata una documentazione dove non compariva il quartiere dello Scalo prossimo agli impianti. Le prime che intervennero manifestando il dissenso furono le donne dello stesso quartiere nel modo con il quale i cittadini intervengono quando non ci sono i canali comunicativi con le istituzioni. In quel periodo chi amministrava il Comune diede delle informazioni fuorvianti. In primo luogo fu detto che contestualmente sarebbero stati avviati gli impianti a monte dell’incenerimento per arrivare alla chiusura della discarica di Colle Fagiolara di Colleferro.
I cittadini chiesero un consiglio comunale quantomeno per sapere quali parti politiche fossero a favore. E questo di fatto non è mai avvenuto.
Alcuni cittadini furono denunciati dalla Mobil Service in seguito acquisita da GAIA per blocco del cantiere. Tra i primi anni del 2000 e il 2003 gli impianti vengono acquistati e messi in funzione dal Consorzio GAIA. Vennero pagati circa 100 mln di Euro quando il loro valore di mercato qualcuno azzardò a dire fosse la metà. Questi impianti tanto magnificati in realtà erano tecnologia del secolo scorso. L’unica cosa che migliorava gli impianti erano i sensori al camino e l’apparato informatico che ne riportava i valori numerici oggi entrambi sotto accusa. La sensazione che GAIA non era partito con i migliori auspici veniva confermata nel 2005 quando in seguito alla trasformazione della stessa in SPA le grosse perdite vennero al pettine attraverso i bilanci. Tra il 2004 e il 2005 avviene il tracollo di GAIA attraverso la pubblicazione dei bilanci che riportavano perdita per oltre 100 Mln di Euro. Ma chi è GAIA? Uno dei principali motivi per cui GAIA fu costituito era per la ricollocazione dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo delle industrie del Comprensorio di Colleferro usufruendo di ingenti finanziamenti per la Legge 36/92. GAIA anche attraverso fondi europei ha sempre avuto i rubinetti aperti. Ci ritroviamo dopo 11 anni di gestione GAIA con circa 400 Mln di Euro di debito, con una megadiscarica con riordino e ampliamento al 2011. Dopo 6 anni gli impianti di termovalorizzazione non hanno bruciato nemmeno un grammo di rifiuto proveniente dai Comuni consorziati. Dal 2005 diventa evidente che gli amministratori locali dei comuni soci del Consorzio Gaia non erano in grado di controllare quanto avveniva nel territorio in seguito all’acuirsi dell’emergenza rifiuti ed hanno continuato a gestire la preoccupazione dei lavoratori solamente in funzione del mantenimento del consenso acquisito. E’ ovvio che il cittadino ha percepito che i successi politici recenti, l’alto numero di rappresentanze espresse in tutti i livelli istituzionali da questo territorio, sono stati determinati da tali circostanze. Va aggiunto che tali rappresentanti negli ultimi anni hanno costantemente rilasciato dichiarazioni contraddittorie, in particolare su stampa locale, con il risultato di determinare allarme e preoccupazione tra i cittadini con evidenti danni all’economia locale ed al fine di declinare le proprie responsabilità dirette ed indirette. I fatti di Marzo 2009 con il sequestro degli impianti sono dal nostro punto di vista la perfetta conferma di quanto sospettavamo. E’ molto strano che quello che poteva risultare evidente a normali cittadini non abbia indotto i politici locali a sospettare quanto sarebbe avvenuto, nonostante le nostre frequenti sollecitazioni ad intervenire sulle questioni ordinarie della gestione dei termovalorizzatori.
Ad oggi noi siamo senza la certezza della filiera di provenienza del CDR, senza l’automonitoraggio dell’ARPA LAZIO e quindi la completezza dei controlli, senza una decisione chiara in merito al futuro e senza l’accertamento dei danni al terreno e quindi al ciclo agroalimentare che tali accadimenti potrebbero aver determinato. A parer nostro ad oggi non sussistono le condizioni per le quali siano rispettate le prescrizioni imposte dal Tribunale di Velletri nel decreto di sequestro preventivo. E’ altrettanto inquietante che permangano a dirigere tali impianti le persone indagate e futuri imputati in procedimenti.
Alleghiamo documenti utili per la completezza della nostra relazione:

Cronache delle inchieste giudiziarie che coinvolgono GAIA

- I termovalorizzatori di Colleferro venivano costruiti su un’area adiacente ai siti Arpa1, Arpa2 e Cava di Pozzolana da bonificare secondo la sentenza del ’93 della Magistratura per l’interramento di fusti tossici dalla Società SNIA BPD.
Tra l’altro l’intenzione era di utilizzare Cava di Pozzolana per lo stoccaggio delle ceneri leggere risultanti dal processo di incenerimento.
- L’inchiesta della Procura di Bolzano nel Novembre 2005 arriva all’arresto di Scaglione, Amministratore Delegato di GAIA, per tangenti per false fatturazioni con una serie di società che partendo da Colleferro arrivavano a Dubai. Richiesti 7 rinvii a giudizio per un giro di tangenti da 1,5 Mln di Euro. Scaglione è accusato di aver preso tangenti per la assegnazione dei lavori per la realizzazione di un impianto di incenerimento a Colleferro. Le fiamme gialle accertano fatture false. In tale processo sono coinvolte la Lurgi Energie Und Entsorgung GMBH di Ratingen (GE) e la Pianimpianti SpA di Milano.
- Nel 2007 parte una inchiesta della Procura di Velletri riguardanti i bilanci GAIA che si è conclusa con 23 avvisi di garanzia (inchiesta Cash Cow) nell’autunno scorso.
- Nel maggio 2008-Marzo 2009 parte un’inchiesta dei NOE e della Procura della Repubblica di Velletri per traffico e smaltimento illecito di rifiuti che si chiude con 13 arresti, 12 indagati ed il sequestro degl impianti di termovalorizzazione.
- Nel febbario 2009 il Commissario Lolli, Perasso, Galuppo e Adamo dirigenti dei GAIA ricevono avvisi di garanzia da parte della Magistratura di Velletri per vessazioni su dipendenti.
- Nell’Aprile 2009 Lolli (Amministratore Mobil Service) e Torti (Presidente EP Sistemi) vengono rinviati a giudizio per smaltimento CDR non conforme negli impianti di Colleferro proveniente dalla società E. Giovi del gruppo Cerroni.
- Nel 2006 Lolli riceve una richiesta di rinvio a giudizio dalla Procura della Repubblica di Venezia per smaltimento di fanghi tossici come concime in agricoltura

Conclusioni e richieste

In seguito agli avvenimenti di questi anni non comprendiamo come possa essere stata rilasciata l’AIA da parte della Regione Lazio per la riapertura dei termovalorizzatori di Colleferro senza il parere sul piano di automonitoraggio di ARPA, e in rappresentanza di chi la ASL RMG e il Comune abbiano potuto rilasciare pareri favorevoli seppur con prescrizioni.
Stando a quanto espresso e appellandoci al principio di precauzione ratificato dalla Comunità Europea con la Comunicazione della Commissione COM(2000) 1 riteniamo che non sussistano le condizioni necessarie affinchè gli impianti di Colleferro siano riaperti.




Allegati cartacei:

A) Parere negativo della USL del 1999 sulla costruzione dei termovalorizzatori

B) Stralcio del Consiglio Comunale di Colleferro del 23.01.2007
Intervento del Cons. Del Ferraro e risposte del Sindaco Mario Cacciotti e del Consigliere Renzo Carella

C) Lettera dei lavoratori dei termovalorizzatori del 02.04.2009 relative a problematiche impianti

D) Lettera dei lavoratori dei termovalorizzatori del 23.04.2009 relativa a problematiche impianti

E) Esposto/denuncia degli operatori degli impianti di termovalorizzazione di Colleferro dell’ 11.05.09



Colleferro, 20 Maggio 2009

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