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28 dicembre 2009

La mercificazione dell'acqua: comunicato ReTuVaSa

“La mercificazione dell’acqua”

A causa di una “contaminazione batterica” avvenuta in uno dei pozzi degli acquedotti di Colleferro, per oltre un mese l'acqua di rubinetto è stata inutilizzabile per le normali attività umane (se non previa bollitura); in questo lasso di tempo, buona parte degli abitanti della cittadina laziale ha continuato a usare l'acqua come se nulla fosse... non certo per provare “l'effetto che fa” ma perché non era stata raggiunta da alcun tipo di informazione! Proprio così: un evento così grave è stato comunicato attraverso sparuti manifesti ben poco visibili (scritti a caratteri piccoli, in rosso su fondo bianco) e anche attraverso il sito del Comune, ma senza ottenere un posto di rilevanza, vista l’urgenza e la gravità della faccenda... tutt’altro: era scritto tra un comunicato sul capodanno e uno sul carnevale.

Però si è usato il megafono per annunciare, un mese dopo, la conclusione dell'emergenza!!

A questo triste episodio vorremmo affiancare alcune considerazioni generali sulla gestione dell’acqua, il bene più prezioso che abbiamo; è un tema di grande attualità, visto che il 18 novembre u.s. è stato approvato dal Parlamento italiano il decreto 135/09 il cui Art. 15 sancisce la definitiva e totale privatizzazione dell'acqua potabile in Italia.

Il principio su cui poggia questo articolo di legge è l'ormai arcinota cantilena che la gestione privatistica è sicuramente migliore rispetto alla pubblica, in quanto garanzia di efficienza, economicità, competenza, investimenti e trasparenza.

Colleferro, da questo punto di vista, è stata addirittura un’antesignana, dal momento che l’acqua non è più “cosa pubblica” dal 1997, quando la porzione di rete idrica che fino ad allora era stata gestita dal Comune fu affidata in concessione alla ditta privata Italcogim. Noi colleferrini possiamo quindi permetterci di analizzare se davvero la gestione privata sia sinonimo di tutte quelle belle cose in nome delle quali si legifera e si investono capitali.

Partiamo dall’informazione: visto che l’importo della bolletta viene intascato dal gestore Italcogim, perché tale azienda non ha detto una parola su quanto è accaduto, lasciando che la comunicazione fosse gestita (abbiamo visto con quali modalità) dal Comune? Questa è la garanzia di informazione che prestano agli utenti?

Proseguiamo con la trasparenza: chi controlla l'operato del gestore? Chi ci garantisce che non sia stata incuria, incapacità progettuale, scarsità di investimenti quella che ha provocato il danno al pozzo 7? In sostanza: in mano a chi sono realmente le scelte progettuali e programmatiche sulla nostra acqua? In base a quali criteri un gestore privato opererà queste scelte? Perseguendo forse la massima tutela del bene acqua (tra l'altro sempre più scarso) e il miglior servizio ai cittadini oppure cercando di trarne il massimo profitto?

Passiamo all’economicità: il pubblico, soprattutto di questi tempi, non ha un euro... mentre il privato, si dice, ha soldi da investire. Tuttavia, la legge Galli ha stabilito dal 1994 che tutti i costi sostenuti dal gestore per assicurare il servizio devono essere recuperati con la bolletta, e inoltre deve esserci una remunerazione del capitale di almeno il 7%. Invece, le opere straordinarie o di rilevanza economica ingente continuano a dover essere finanziate dagli enti pubblici: Stato, Regioni, Comuni... Dunque, il gestore ha un rischio economico pari a zero. Questo vale anche per Colleferro, ovviamente, dove peraltro Italcogim non ha mai rendicontato ai suoi utenti (a quanto ne sappiamo, da utenti quali siamo) in maniera trasparente le entrate e le uscite... cioè come ha speso i nostri soldi e quanto ci ha guadagnato.

Non è un dettaglio di poco conto, se si pensa che ACEA ATO5 S.p.A. (gestore della provincia di Frosinone), sta per vedersi annullato il contratto in base ad una decisione presa all'unanimità da tutti i sindaci della provincia. Il motivo? Bollette alle stelle a fronte di investimenti quasi inesistenti, inadempienze contrattuali gravi, mancanza di informazione adeguata verso gli utenti.

Vogliamo parlare del risparmio? Gran parte dei contratti di gestione prevedono che il gestore abbia facoltà di aumentare il costo a metro cubo a fronte di un minor consumo di acqua... a Firenze, per esempio, i cittadini virtuosi che hanno seguito il consiglio del Comune di apporre dei riduttori di flusso nei rubinetti per risparmiare il prezioso oro blu hanno subíto un aumento della bolletta di circa il 15 %!!!!

A Colleferro almeno quest'ultimo problema sembra non esistere: in questi giorni densi di comunicati, lettere di scuse e manifesti, nessuna voce pubblica o privata si è levata per parlare di risparmio idrico e di salvaguardia di questo bene, patrimonio comune dell'umanità.

Ce ne chiederanno conto i nostri figli e nipoti, e noi dovremo spiegare che ai nostri tempi abbiamo permesso che il dio denaro si comprasse anche l'acqua.

Colleferro, 28 Dicembre 2009

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