
«Per l'ennesima volta – prosegue l'esponente di Sel – si dimostra la assoluta inutilità dell'impianto di Albano che, allo stato attuale, nessuno sa quale Cdr si candidi a bruciare: una situazione inaccettabile a fronte dell'enorme dispendio di soldi pubblici che la eventuale realizzazione di questo ecomostro comporterà. È evidente il fallimento di una strategia complessiva del ciclo dei rifiuti, tutta fondata sull'incenerimento e sul monopolio privato del ciclo di trattamento e smaltimento finale. È oramai assolutamente necessario – conclude Mollica – che gli uffici amministrativi regionali preposti all'iter autorizzativo dell'impianto dispongano urgentemente un provvedimento di sospensiva per l'inceneritore di Albano, così come richiesto a gran voce dai cittadini , dai comitati e da tutte le Amministrazioni comunali castellane. Il tavolo di confronto con le comunità locali va immediatamente riaperto per giungere ad una soluzione condivisa che sgomberi il campo dal rischio, sempre più concreto fintanto che rimane in ballo l'impianto di Albano, di finire affogati nella spazzatura di mezza Italia. Le nostre comunità, le nostre genti, la nostra terra così ricca di storia e tradizione non sono disposte a diventare l'immondezzaio di Roma e del Lazio».
fonte: www.castellinews.it
altro articolo simile ma centrato più sul delicatissimo aspetto occupazione. Vi ricordo che l'inceneritore assume decine di persone e la raccolta differenziata a centinaia!
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Omniroma-GAIA, IL TEMPO: "INCUBO CASSA INTEGRAZIONE"
(OMNIROMA) Roma, 12 gen - "Si spengono i termovalorizzatori di Colleferro per mancanza di combustibile da rifiuti (cdr) e il Consorzio Gaia chiede alla Regione Lazio la 'possibilità di accesso agli ammortizzatori in deroga' per gli uomini di Gaiagest srl, società del gruppo titolare della gestione dei due impianti". Lo scrive su Il Tempo Stefano Gelsomini. "Una manovra che ha colto di sorpresa i lavoratori degli impianti, fino ad oggi mai coinvolti nelle richieste di ammortizzatori sociali avanzate da Gaia, proprio per la specificità e l'importanza del loro lavoro - continua il quotidiano - Al momento non è ancora chiaro chi e quanti tra gli 80 capiturno, gruisti e operatori di Gaiagest saranno coinvolti nella procedura, per la quale la riunione pare sia stata fissata il 21 gennaio presso l'ssessorato regionale al Lavoro, proprio quando si svolgerà l'altro incontro di verifica delle procedure di mobilità in corso per gli altri dipendenti di Consorzio Gaia. Nel fax, inviato l'8 gennaio a firma del direttore del personale Daniele
Adamo, ciò che sorprende è la motivazione che Gaiagest adduce alla richiesta: 'L'intervenuta discontinuità del ciclo produttivo per gli impianti, a causa del limitato afflusso di combustibile da rifiuti'. Una motivazione che sorprende, visto che i due termovalorizzatori nel corso del 2009 hanno bruciato
cdr proveniente dal Lazio e dal resto d'Italia in percentuale quasi pari, e che solo qualche anno mese fa sembrava impossibile che venisse a scarseggiare. 'L'azienda deve spiegare gli oscuri motivi per i quali non arriva il cdr e lo deve spiegare pubblicamente di fronte alle istituzioni e ai lavoratori,
considerando che i termovalorizzatori di Colleferro sono una risorsa per tutta le Regione Lazio -dice Remo Cioce segretario Ugl Igiene/Ambiente - questa richiesta del Consorzio può avere soltanto due motivazioni: o il management non è in grado di gestire correttamente con prezzi competitivi i
termovalorizzatori oppure la Regione Lazio ha sbagliato i calcoli della produzione di cdr negli impianti laziali e questo significherebbe che il piano regionale dei rifiuti è stato completamente un fallimento'. E una certa influenza potrebbero aver avuto anche le inchieste sul ciclo dei rifiuti nel Lazio
condotte dalla Magistratura che hanno investito anche le ditte produttrici di cdr, come Ama e Acea, che ora potrebbero avere problemi a rifornire gli impianti. Questo ultimo fermo, i cui motivi sono stati ufficializzati nel fax, non è il primo che coinvolge i termovalorizzatori di Colleferro, visto che nel
2009, sia per motivi giudiziari sia tecnici, i giorni di stop sono stati quasi 150 con una produzione di energia al di sotto di quella prevista. Un fermo, così motivato, che capita proprio mentre è accesa la discussione sulla necessità del quinto impianto nel Lazio".
red
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