Il lavoro di ricerca che segue sintetizza la mole di sussidi, diretti e soprattutto indiretti, che rende appetibile un business a rischio zero (sopra le 150.000 tonn/anno, sotto lavorano in perdita comunque, stante il bilancio energetico RIDICOLO di tale scelta).
Sono dati pubblici, non smentibili. Da nessun politico o "esperto de noantri".
Gli atti della X Commissione attività produttive, novembre del 2003, che hanno reso evidente questo scandalo, si trovano tranquillamente in rete.
In nome di quale interesse pubblico si permette tutto questo?
QUANTO COSTA L'INCENERIMENTO?
(completato ad Ottobre 2005)
(completato ad Ottobre 2005)
L'incenerimento è un "furto di denaro"*** (giova ricordare: in TEORIA da destinare alle energie rinnovabili fin dal 1991!) che costa alle tasche degli italiani un fiume di denaro senza che nessuno li abbia mai informati.
Per abbattere il castello di fandonie che ne permette la costruzione basta spiegare agli italiani la semplice verità: dipende dal tipo di impianto ma circa 40-70 euro a tonnellata sono ottenute via Enel dai gestori di Inceneritori, e pagati direttamente dai cittadini italiani(forse la notizia più censurata del 2004-2005).
Questa pratica contravviene le normative europee: 2001/77/CE (e il più elementare buonsenso, che dovrebbe essere patrimonio dei nostri rappresentanti istituzionali, in quanto i danni all'interesse della collettività e delle piccole e medie imprese sono enormi).
I conti in tasca al sistema attuale, allora, in primo piano i sussidi per i (minimo) 40 euro a tonnellata ottenuti via Enel, tramite super sovvenzioni per la produzione di energia elettrica.
Infatti oltre a riscuotere la normale quotazione di mercato per l'energia generata, ricevono anche questi sussidi:
1) Tramite i contributi Cip 6 per i vecchi impianti gonfiando il comparto A3 delle nostre bollette Enel, che è circa il 7% (basta controllare questa voce: "costruzione impianti fonti rinnovabili")
2) Con i Certificati Verdi, che contrariamente al nome verdi lo sono molto poco, aumentando il costo del kilowattora dei produttori da fonti non rinnovabili.
Per un inceneritore che tratti 200.000 tonn annue, sono incassi per 8 milioni di euro all'anno, che in 8 anni ripagano larghissima parte dell'impianto;
più i contributi Conai che i gestori ottengono per l'incenerimento degli imballaggi, 5 euro a tonnellata (dovrebbero ripagare i costi del riciclaggio...);
più i costi esterni che la UE dal 2001 stima in 44 euro a tonnellata (vedasi nota sulle tasse in altri Paesi europei)
più una bella fetta dei (almeno) 20 euro a tonnellata che pagheremo con l'emission trading per Kyoto, (la sovraproduzione di Co2).
più la perdita di energia (di denaro) che serve a ricreare oggetti e imballaggi inutilmente bruciati, invece che ridurli e gestirli più economicamente.
(NB Ammesso da ASM Brescia: il rendimento di un inceneritore è MINIMO. Costa 8 volte di più rispetto alla produzione di energia con centrali convenzionali. Dare sussidi all'incenerimento dei rifiuti, quindi, è un incentivo allo spreco energetico, a prescindere da TUTTE le altre considerazioni!)
più, gli oneri sempre crescenti sulle discariche che sono imposti dalla normativa comunitaria e la gestione trentennale post chiusura delle discariche (il 30% del rifiuto bruciato, sotto forma di scorie tossiche e pericolose finisce in discarica! A meno di gettarli nelle campagne di Caserta, come ha denunciato Roberto Saviano in "Gomorra" e la Procura di S.ta Maria di Capua a Vetere).
Un caso unico in Europa.
I gestori di inceneritori e pochi grandi gruppi come Moratti, Garrone, Api, etc ottengono profitti esternalizzando gli enormi costi di tali impianti assolutamente antieconomici, sulla collettività. Glielo permette la Legge italiana, in contrasto con le normative europee (2001/77CE) e in contrasto anche del mercato energetico liberalizzato (in teoria).
Indicativo di come in Italia si sia voluto IMPORRE un sistema perdente in un regime di libero mercato, è il costo dello smaltimento delle scorie tossiche prodotte con 'incenerimento.
I prezzi sono circa la metà che in Germania! (un dato inspiegabile; ma leggasi sempre "Gomorra" di R.Saviano...)
In Italia assistiamo alla corsa alla costruzione di centinaia di nuovi impianti, bypassando ogni priorità delle 4R e il primo punto: la riduzione dei rifiuti.
Non a caso l'articolo 49 del Decreto Ronchi che avrebbe dovuto introdurre il sistema di tariffazione previsto dall'UE (you pay as you throw-paghi quanto butti) è stato boicottato in quanto avrebbe dovuto spingere verso sistemi di raccolta "porta a porta" anzichè consolidare il sistema stradale tanto caro a chi punta sull'aumento dei rifiuti, sulla deresponsabilizzazione del mondo produttivo, e degli utenti. E sugli inceneritori.
Anche grazie ai 30 miliardi di euro sperperati in 15 anni (fonte: Ministero attività produttive, novembre 2003), l'economia nazionale sconta costi energetici ormai fuori controllo.
Gli incentivi pubblici devono essere ricondotti all'EFFICIENZA ENERGETICA, e alle energie rinnovabili (quelle vere!): come elencate dalla comunità europea: acqua, sole, vento, geotermia.
In Europa l'incenerimento non è in alcun modo incentivato!
In Danimarca Belgio e Austria è TASSATO da 4 a 71 euro/tonn (per recuperare i costi esterni individuati dalla UE che altrimenti gravano sulla collettività).
Nonostante queste evidenze, dalla politica locale e nazionale giunge solo un grande silenzio. Neppure una "tavola rotonda" di livello locale è stata organizzata per confrontare metodi e costi tradizionali e strategia "verso rifiuti zero".
Se queste cose le scrivesse il Corriere della sera, in prima pagina, gli inceneritori chiuderebbero il giorno dopo.
Nota:
"Nei casi di una produzione giornaliera di rifiuti inferiore a 400 tonnellate (140.000 - 150.000 ton/anno), i costi di investimento dei forni di incenerimento del tal quale sono così elevati che il maggiore ricavo della produzione di energia elettrica (Cip 6 , certificati verdi) non è sufficiente a rendere conveniente questa soluzione"
Fonte: Unione Nazionale Aziende produttrici energia elettrica.
Conferenza nazionale Energia e Ambiente. Roma, Novembre 1998.
(da qui buona parte dei debiti del Consorzio Gaia, Colleferro, stante la dilettantesca DIMENSIONE degli impianti costruiti sotto le 90mila tonn/anno. Perdono 11 milioni di euro all'anno)
Roberto Pirani
rinnovabili@libero.it
Referente per Roma, Rete Nazionale rifiuti zero
Basterebbe porre una semplice domanda a chi sostiene l'incenerimento: quanto costa? e CHI paga?
Rete nazionale rifiuti zero e Greenpeace, hanno consegnato il 28 settembre ai Pres. di Camera e Senato 30.000 firme per eliminare i sussidi all'incenerimento.
E' solo questione di tempo perchè tale questione sia finalmente risolta a livello normativo....
Per quale motivo questi dati vengano censurati, è un bel mistero, dal momento che nessuno ha mai pensato di confutarli.
*** definizione di Pecoraro Scanio, all'atto della proposta di Legge che intende togliere i sussidi all'incenerimento, giugno 2005
Si ringrazia di cuore Marco Pagani per l'impagabile aiuto dato a questa ricerca, e alla sua revisione.
NOTA AMBIENTALE
Non bastasse demolire tale pratica a livello economico, le recenti scoperte della Nanodiagnostics sull'impatto sanitario degli inceneritori sono di una gravità sconvolgente.
Nanodiagnostics
Si allega il filmato del convegno di Riccione a cura del Dott. Stefano Montanari, Gennaio 2006: LINK
Documento a firma di Roberto Pirani prelevato su http://www.acuconsumagiusto.it/2007/09/quanto-costa-lincenerimento-tanto.html
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