Siamo immersi fino alle orecchie da immondizia. Immondizia in discarica, immondizia per le strade, immondizia in Tv, immondizia sui giornali, immondizia in Parlamento. L’immondizia ci ucciderà. Che tristezza ammalarsi per l’immondizia in questo splendido pianeta fatto di miracoli naturali. Siamo di fronte la solita emergenza dai connotati tutti italiani. La sirena non suona quando il pericolo è vicino in modo da attrezzarsi per scamparlo ma in Italia suona dopo la disgrazia, per limitare l’estendersi della disgrazia stessa e non per evitarla. Prima crolla una scuola perché costruita male e poi scatta l’allarme “edifici difettosi”.Prima si ammassano a dismisura i carcerati e poi scatta l’allarme sovraffollamento, per altro risolto con maestria. Prima muore un poliziotto alle porte di uno stadio e poi scatta l’allarme ultras violenti. Prima muore un tifoso centrato da un poliziotto e poi ri-scatta l’allarme ultras violenti. Prima si mandano ad uccidere dei soldati in medioriente e poi scatta l’allarme terrorismo. Prima si vive per tre settimane in Campania con l’immondizia avanti casa e poi scatta l’allarme rifiuti. Prima si costruiranno inceneritori per risolvere l’emergenza rifiuti e poi, tra 15 anni, scatterà l’allarme tumori da nanoparticolato. Oggi tutti cercano di convincerci che un termovalorizzatore (che non è altro che un inceneritore) è la salvezza irrinunciabile dai rifiuti. “Ci vorrebbe un bel termovalorizzatore! Altro che discariche!”. Salvo poi fare gli scongiuri per non vederselo dalla finestra.“Termovalorizzatore”; suona bene, vero? Non fa più paura. “Inceneritore” richiamava la “cenere” e quindi un nuovo problema: “e dove la mettiamo poi la cenere?”. E poi la cenere ricorda vagamente il concetto di sporcizia. No, non va più bene il termine “Inceneritore”. Sostituiamola. Vuoi mettere la parola Inceneritore con Termovalorizzatore? Non c’è paragone!Quest’ultima è più chic, richiama alla valorizzazione di un qualcosa che è un rifiuto, e poi, è scomparso il richiamo alla “cenere”. Meno male. È chiaro che è solo una presa in giro, un Termovalorizzatore equivale esattamente ad un Inceneritore con recupero energetico. Ci hanno raccontato che in un termovalorizzatore la combustione dei rifiuti genera un processo che sfocia con la creazione di energia ma non vi hanno detto che l’energia prodotta bruciando una tonnellata di rifiuti non basta a coprire l’energia spesa per bruciare la stessa tonnellata.

In altre parole, il bilancio energetico del termovalorizzatore è in passivo. Perdipiù estirpando il concetto di cenere dalla denominazione si vuol fare credere che non esiste inquinamento, ma solo valorizzazione. Come se Lavoisier non fosse mai esistito. Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Questo fece intendere, dimostrandolo, il chimico francese. Come si può pensare, dunque, che bruciando 100Kg di rifiuti questi scompaiano come d’incanto?C’è di più. Per bruciare i rifiuti, un termovalorizzatore usa delle sostanze specifiche come acqua, bicarbonato, calce, ammoniaca, ecc. bruciando così una massa superiore al rifiuto stesso!
Per esser più chiari, come sostiene il dott. Stefano Montanari, esperto di nanopatologie e direttore scientifico del Laboratorio Nanodiagnostics di Modena, “bruciare significa ossidare e questa ossidazione viene attuata aggiungendo ossigeno atmosferico al rifiuto, ossigeno che, ovviamente, possiede una massa. Poiché, poi, al rifiuto vengono aggiunte quantità tutt’altro che irrilevanti di altre sostanze (almeno calce, bicarbonato, ammoniaca ed acqua), ecco che, dal processo, la massa in uscita risulta quanto meno raddoppiata”. Il vero disastro scatenato dei termovalorizzatori deve ancora essere spiegato. Proviamoci in modo semplice e chiaro. Una qualsiasi combustione genera direttamente o indirettamente delle particelle. Si creano indirettamente particelle quando i gas prodotti dalla combustione entrano in contatto con sostanze presenti nell’atmosfera condensandosi e formando particelle.
Inoltre da qualsiasi combustione escono particelle primarie (quelle non da condensazione). Queste particelle non sono altro che minuscoli e invisibili granuli che possono essere di ferro, titanio, zinco, alluminio, bario, tungsteno, silicio che emessi nell’aria vagano per essa trasportati dalle correnti in zone più o meno lontane. C’è da aprire una parentesi: esistono dei termovalorizzatori in grado di filtrare buona percentuale di articolato; per questo molti esperti (o sedicenti tali) dichiarano la non pericolosità delle polveri sottili. Gli esperti evidentemente non sanno, o meglio, fanno finta di non sapere che “queste polveri possono nascere direttamente laddove avviene la combustione o possono formarsi a valle di questa. Nel primo caso, le polveri sono dette filtrabili e, come ricorda l’aggettivo, sono potenzialmente intercettabili da un filtro.
Nel secondo caso, invece, quelle polveri, dette condensabili, si formano a valle dell’eventuale filtro. I gas, poi, generano in atmosfera, per fenomeni di condensazione, altre polveri chiamate secondarie e il fenomeno si verifica lontano dal luogo di combustione e fuori portata di qualsiasi filtro” (Stefano Montanari). Tornando alle particelle prodotte dal termovalorizzatore. Diciamo innanzitutto che il nostro organismo è abituato ad assumere entità polverose, le polveri vulcaniche, la sabbia del deserto, l’erosione delle rocce, gli incendi boschivi ed è altrettanto preparato nell’espellerle prontamente.
Questo avviene perché queste polveri pur essendo fini, sono molto grandi rispetto le cellule del nostro corpo quindi, il granello di povere lavica viene riconosciuto dalla cellula del nostro corpo e l’organismo reagisce all’intrusione innescando una stato infiammatorio. Con la combustione ad altissime temperature (utilizzate dei termovalorizzatori, ad esempio), invece, le particelle prodotte sono di gran lunga più piccole e più uniformi. Queste particelle leggerissime, possono restare nell’atmosfera anche per diverse settimane o mesi prima di cadere in luoghi anche parecchio distanti dal termovalorizzatore che le ha dato i natali. Ed ecco che possono trovarsi in un campo di cavoli o di pomodori o di lattughe o in un campo da pascolo. La caratteristica principale di dette particelle superfini è che non sono biodegradabili, cioè, la natura non riesce a scomporre in diversi elementi la particella in questione in modo da reintrodurla in un ciclo naturale. La nanoparticella di zinco o di alluminio o di silicio rimarrà tale per sempre.

È facile immaginare dunque che la nanoparticella invisibile all’occhio nudo posata su un radicchio percorrerà l’intera catena alimentare senza mai mutarsi sino ad arrivare all’uomo. Essa, essendo così piccola e uniforme, riesce a penetrare in profondità nelle cellule, fino all’interno del nucleo, senza che la cellula percepisca la loro presenza, tanto che la membrana resta integra e la cellula vitale ma inquinata resta capace di riprodursi. Passata inosservata, la nanoparticella, troverà alloggio nel nostro corpo inconsapevole per tutta la nostra vita, fin quando un accumulo di queste nanoparticelle non genereranno patologie importanti quali, tra le altre, forme tumorali.“Servono più inceneritori!”. Questo tuonano su tutte le Tv i politici di ogni colore. Invece NO, tuoniamo noi di PrimaVera Italia che guardiamo i dati e lavoriamo di logica. L’Italia, si trova in Europa al penultimo posto nella classifica (stilata da noi con dei dati tratti da Analisi e comparazione delle tecnologie più idonee per il secondo impianto di trattamento area Nord dei rifiuti urbani, assimilati e fanghi della provincia di Torino) che incolonna i Paesi che utilizzano più efficientemente i propri termovalorizzatori.
Solo la Norvegia utilizza meno di noi i propri impianti.Costruire nuovi impianti, oltre ad accrescere il numero di patologie come si è detto, significherebbe sottoutilizzare ancor più gli impianti e ci spingerebbe ancora una volta fanalino di coda in Europa. Anche in questo. L’informazione oggi ti salva la vita più di un antibiotico, in quanto essa è il miglior sistema di prevenzione. L’Europa intera (Italia nordica non esclusa) da molti anni differenzia i rifiuti per un riutilizzo degli stessi. Questa è la vera soluzione al problema. Le aziende dovrebbero essere obbligate per legge a produrre i propri beni con materiali biodegradabili.



L’emergenza rifiuti si combatte a monte, non a valle. Ognuno di noi dovrebbe esercitare un consumo critico, separare il vetro dalla carta e preferire l’acquisto della mozzarella confezionata in un vassoietto in pla espanso biodegradabile anziché preferire l’acquisto della stessa dentro un sacchetto in plastica
. Che ognuno faccia del proprio meglio per salvarsi la propria vita e quella dei propri piccoli.

Si ringrazia il Dott. Stefano Montanari per la gentilezza e la disponibilità mostrata nel procurarci preziose fonti scientifiche.
(Davide Cunsolo, ECplanet.com)