Attenzione; questo post non è a favore degli inceneritori.
Per capire la posizione qui espressa siete pregati di leggere tutto il post.
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L'ennesimo caso di conflitto di interessi. Lui, il prof. Massimo Federico, è responsabile dell'osservatorio tumori per la provincia di Modena. Rassicura la popolazione di Parma (dove è in construzione un nuovo impianto, ndr) che gli effetti sulla salute degli inceneritori moderni siano molto contenuti e non dimostrati. Sembra rassicurante....
Peccato che sia anche consulente per la difesa in un procedimento penale che vede coinvolto anche un dirigente di Hera SpA, avente per oggetto il funzionamento dell’inceneritore per Rifiuti Solidi Urbani di Forlì e la sua possibile connessione con un danno cancerogeno verificatosi nell’area di ricaduta di tale impianto. E’ poco credibile che un consulente per la difesa assuma pubblicamente posizioni in contraddizione con le esigenze processuali del proprio committente ed è suggestivo che ciò costituisca un conflitto di interessi capace di condizionarne la neutralità scientifica.
UNA SOLA CONCLUSIONE: PRIMA DI CREDERE ALLE PAROLE DI QUALCUNO INFORMATEVI SULLA REALE AUTONOMIA MORALE DI CHI PARLA!
Articolo del dott. Massimo Federico
SEGUE INFATTI LA REPLICA IMMEDIATA DELL'ISDE
PRECISAZIONI DELL’ASSOCIAZIONE MEDICI PER L’AMBIENTE (ISDE ITALIA) CIRCA LE POSIZIONI ESPRESSE SULLA GAZZETTA DI PARMA DAL PROF. MASSIMO FEDERICO
Sulla Gazzetta di Parma di Lunedì 8 Marzo 2010 a pagina 8 è comparsa una intervista del prof. Massimo Federico di Modena, relativa all’impatto sulla salute dei “nuovi” inceneritori. Non c’è da stupirsi che il prof. Massimo Federico difenda gli inceneritori: non possiamo dimenticare, infatti, che egli è anche consulente per la difesa in un procedimento penale che vede coinvolto anche un dirigente di Hera SpA, avente per oggetto il funzionamento dell’inceneritore per Rifiuti Solidi Urbani di Forlì e la sua possibile connessione con un danno cancerogeno verificatosi nell’area di ricaduta di tale impianto. E’ poco credibile che un consulente per la difesa assuma pubblicamente posizioni in contraddizione con le esigenze processuali del proprio committente ed è suggestivo che ciò costituisca un conflitto di interessi capace di condizionarne la neutralità scientifica.
Non ci stupisce poi che, nel desiderio di assolvere questi impianti, il prof. Massimo Federico, sia incorso in un grossolano fraintendimento circa i limiti più cautelativi dei nuovi limiti emissivi per le diossine rispetto ai precedenti. Il confronto, esplicitamente citato nell’intervista, fra il valore di 4.000 ng/m3 per le diossine della vecchia normativa e gli 0.1 ng TE/m3 dell’attuale è infatti palesemente errato in quanto il primo valore si riferisce alle diossine totali, mentre il secondo è riferito al valore “ponderato” come “tossicità equivalente”(TE) che riduce anche di 3-4 ordini di grandezza il valore grezzo della diossina, (per esempio per le OCDD e per gli OCDF) prendendo in considerazione solo alcuni congeneri più tossici. Risulta pertanto evidente che la vigente normativa non differisce in modo significativo, per quanto attiene i limiti all'emissione delle diossine, dalla precedente ed anzi, nel caso di alcuni profili emissivi essa può essere addirittura meno restrittiva, come del resto era stato fatto notare in un intervento pubblicato su Epidemiologia &Prevenzione.1
Il prof Massimo Federico dovrebbe inoltre essere a conoscenza che la normativa prevede controlli - la massima parte in regime di autocontrollo - per le diossine solo 3-4 volte all’anno, per poco più di 24 ore complessive in un anno, a fronte di oltre 8.000 ore di funzionamento!
Infine la fiducia incondizionata nelle nuove tecnologie e nella corretta gestione di impianti complessi e critici, quali gli inceneritori, che il prof. Federico manifesta nell’intervista alla Gazzetta di Parma, è messa ripetutamente in dubbio dalle cronache giudiziarie di tutta Italia che vedono un numero crescente di questi impianti coinvolti in indagini giudiziarie che trovano la loro origine anche da motivazioni tecniche che appaiono essere assai fondate.Associazione Medici per l’ Ambiente
ISDE Italia
Arezzo 12 Marzo 2010
L'INCONTROVERTIBILE ANALISI TECNICA DELL'ISDE DOPO LE SCIOCCHEZZE PUBBLICATE DAL
PROF. MASSIMO FEDERICO
Osservazioni allo studio sull’incidenza di cancro nella popolazione residente nei pressi dell’inceneritore di Modena. La rivista Waste Management ha recentemente pubblicato uno studio del Prof.Massimo Federico ed altri Autori sull’incidenza di cancro nella popolazione residentenei pressi dell’inceneritore di Modena.Gli autori concludono affermando che, pur con le intrinseche limitazioni dello studio, irisultati non suggeriscono che vi sia eccesso di rischio di tumore per la popolazioneche vive nei pressi dell’inceneritore.Seppure le conclusioni degli Autori siano relativamente dubitative a causa dei limiti deldisegno dello studio, Il Prof. Federico nelle affermazioni rivolte al pubblico a sostegnoed in difesa della costruzione degli inceneritori assume un tono decisamente più netto e categorico: ad esempio in una intervista rilasciata al quotidiano La Gazzetta di Parma egli afferma che gli inceneritori costruiti con le “migliori tecniche disponibili” hanno un impatto “sostenibile” e che gli studi condotti sull’inceneritore di Modena suggeriscono che non vi è aumento rilevabile del rischio di tumore. Va ricordato che la rivista Waste Management, sulla quale è stato pubblicato lo studio, non prende in esame l’esistenza di conflitti di interesse. Lo studio riguarda l’inceneritore di Modena che è di proprietà della società HERA, della quale il Prof. Federico è consulente in una procedimento giudiziario attualmente in corso e riguardante l’inceneritore di Forlì, appartenente al medesimo gruppo societario: è ampiamente riportato, anche nella più recente letteratura, come l’esistenza di conflitti di interesse condizioni pesantemente la conduzione di lavori scientifici e le stesse conclusioni a cui giungono gli Autori. Inoltre lo studio sembra incorrere in almeno 10 tra i 25 tipici errori (e limiti) elencati nel recente articolo “Vizi e virtù dell'epidemiologia e degli epidemiologi”; in particolare lo studio non ha i requisiti minimi per escludere un consistente e duraturo danno complessivo (neoplastico e non neoplastico) alla salute della popolazione, esposta non solo a cancerogeni, ma anche ad altri agenti non cancerogeni, quali distruttori endocrini e miscele tossico-nocive come biossido di zolfo, biossido di azoto, metalli pesanti, diossine, idrocarburi, polveri, ecc. Viene tuttavia studiato solo il rischio di cancro nella popolazione residente (affermando che esso non è rilevabile) e si trascura completamente di indagare il potenziale danno complessivo alla salute
umana. Si pensi che nello studio condotto a Forlì in prossimità di due inceneritori (Studio Enhance Health) su 53 rischi per la salute indagati (dall’abortività spontanea, al diabete, ai ricoveri per malattie respiratorie, renali ecc.) ben 42 sono risultati superiori all’atteso e solo 11 inferiori; per quanto riguarda il sesso femminile, poi, si registra, sia un aumento statisticamente significativo di morte per tutti i tumori, con trend positivo al
crescere dell’esposizione a metalli pesanti (presi come marker dell’inquinamento prodotto dagli inceneritori), sia un aumento statisticamente significativo di morte per tutte le cause e nel livello sub-massimale di esposizione rischi statisticamente significativi di ricoveri per patologie renali e abortività spontanea. Di seguito si espongono alcuni dei più gravi limiti metodologici dello studio condotto a Modena, che sono tali da rendere assai remota la possibilità di fare emergere un qualche rischio significativo. Nonostante questi limiti, tuttavia, i risultati possono suggerire addirittura una possibile evidenza di una qualche relazione tra residenza nei pressi dell’inceneritore e tumori.
Massimo Federico Prof, Replica
COME SE NON BASTASSE ISDE HA SENTITO IL DOVERE DI CONTROBBATTERE A
DILETTANTISTICHE QUANTO PERICOLOSE AFFERMAZIONI DI UN ESPONENTE DELL'OMS
(per giunta in contrasto con la posizione ufficiale dell'organizzazione
stessa sugli effetti dell'incenerimento sulla salute umana)
Sul quotidiano la Repubblica (http://temi.repubblica.it/ repubblicaparma-speciale- conferenza-ministeriale/2010/ 03/11/gli-inceneritori-nessun- danno-alla-salute/ è comparsa una intervista online ad un funzionario di una organizzazione governativa internazionale circa l’incenerimento dei rifiuti che, a quanto ci consta, non rappresenta la posizione dell’OMS.
L’Associazione Medici per l’Ambiente coglie questa occasione per doverose precisazioni, anche perché alcune delle affermazioni contenute nell’intervista sono in aperto in aperto contrasto sia con quanto contenuto in documenti ufficiali della stessa OMS sia con precise disposizioni della Comunità Europea. Qualora quanto riportato fosse il frutto di una forzatura giornalistica sarebbe estremamente opportuno che l’ autore dell’intervista precisasse il significato autentico delle affermazioni riportate.
E’ dimostrato sul piano scientifico che gli inceneritori immettono in ambiente grandi quantità di inquinanti tossici, pericolosi e cancerogeni quali metalli pesanti e particolato ultrafine -per cui non esistono filtri efficaci- e diossine, solo in parte trattenute dai sistemi di filtraggio. A tutt’oggi, inoltre,non esiste alcun sistema di pretrattamento in grado di eliminare i materiali tossici dai rifiuti.
Del resto effetti cancerogeni sulle popolazioni esposte alle emissioni di tali impianti sono ormai ampiamente documentate come ben messo in evidenza nel documento dell’Associazione Italiana di Epidemiologia (AIE)1.
L’affermazione quindi che “Gli inceneritori non hanno nessun effetto negativo sulla salute dei cittadini”, è destituita di ogni fondamento scientifico; quale fondamento scientifico inoltre può poi avere un’ asserzione tesa a negare qualsiasi effetto di tipo cancerogeno da parte di impianti costruiti solo da pochi anni o ancora da costruire quando è fin troppo noto che le patologie oncologiche si manifestano a distanza di molti anni dall’esposizione?
Quanto all’importanza di un sistema di riciclaggio efficiente, siamo i primi a riconoscerne il ruolo prioritario nella strategia di gestione dei rifiuti, ma purtroppo l’assurdo sistema di incentivazione concesso, solo in Italia, agli inceneritori dotati di recupero energetico (CIP 6 e certificati Verdi) rappresenta un fattore di grave distorsione del mercato e tale da impedire il decollo di una efficiente filiera del recupero della materia, come con chiarezza già individuato e denunciato nel documento della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri (FNOMCeO) del febbraio 20082.
Quindi, per concludere: perché accettare un rischio se questo è totalmente evitabile, visto che dei nostri rifiuti possiamo fare cose molto più intelligenti che non bruciarli?
Quindi, per concludere: perché accettare un rischio se questo è totalmente evitabile, visto che dei nostri rifiuti possiamo fare cose molto più intelligenti che non bruciarli?
Associazione Medici per l’Ambiente
ISDE Italia
Arezzo 12 Marzo 2010
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