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25 novembre 2010

Colleferro: il lindano è tornato

Il lindano è tornato e ha fatto a sorpresa la sua comparsa in uno dei terreni esclusi dalla perimetrazione del piano regionale. E’ quanto si apprende dall’ordinanza a firma della presidente Renata Polverini pubblicata qualche giorno fa sulla Gazzetta Ufficiale. Un fulmine a ciel sereno per la città di Colleferro a pochi mesi dalla conclusione del piano di bonifica dell’Arpa 1. La sostanza a base del Ddt, l’insetticida ormai fuorilegge prodotto per decenni nel polo chimico locale, sarebbe comparsa in un campione di latte proveniente da una fattoria posta al di fuori dell’area interdetta. «La scoperta è frutto del sistema di controlli attivato dall’extrapiano regionale per la bonifica della Valle del Sacco – spiega il commissario per l’emergenza Pierluigi Di Palma – Abbiamo riscontrato in un campione di prodotto valori fuori limite e pertanto abbiamo perimetrato l’area e avviato i necessari controlli per capire l’esatta origine della contaminazione. Abbiamo sottoposto ad analisi di laboratorio sia il terreno che il foraggio utilizzato. Dai primi riscontri dei tecnici incaricati – continua Di Palma – possiamo escludere un’ulteriore estensione dell’area inquinata. Non sarà necessario abbattere il bestiame. Vogliamo capire cosa veramente sia successo».

Domande ancora in attesa di una risposta che allargano per il momento l’orizzonte dell’allerta ambientale. Sul caso è intervenuta anche la Rete per la tutela della Valle del Sacco che si domanda «se sia opportuno avviare un’analisi a più ampio raggio anche al di fuori delle aree ripariali del fiume Sacco». Una misura chiesta più volte nel corso degli anni dal deputato del Pd Renzo Carella che auspica che venga fatta una rapida chiarezza su quanto avvenuto. «E’ una notizia che ci allarma su cui è necessario avviare analisi più approfondite anche al di fuori delle aree ripariali contenute nei 100 metri- spiega il deputato del Pd – Si tratta di un limite fittizio che oltretutto non tutela le altre aree da nuove contaminazioni. A distanza di cinque anni non c’è alcun cartello o recinzione che vieti in queste zone i pascoli o altre attività zootecniche. Credo – aggiunge Carella – che alla luce anche di questi fatti debba essere rivisto un sistema di monitoraggio che ha mostrato, pur nelle sue lodevoli iniziative, delle gravi inadempienze».

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