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27 novembre 2010

Italia inquinata: i fiumi italiani nella crisi idrica globale

Fiume SaccoLunghezza: 87 km

Portata media: 16 metri cubi al secondo

Estensione del bacino: 1.530 kmq

Abitanti nel bacino: 1.335.000

Stato ecologico: da scadente a pessimo in tutti i punti tranne che in prossimità delle sorgenti.

Le cause: inquinamento chimico persistente di origine industriale; depurazione civile insufficiente, scarichi industriali abusivi.
Anagni, luglio 2005: uno sversamento di cianuro nel Rio Santa Maria, affluente del fiume Sacco, causa la morte di 27 capi di bestiame (© blog Prima di tutto... Anagni). DALLA DISCARICA AL CONSUMATORE Il Sacco nasce dalla confluenza di diversi fossi e torrenti che scendono dai Monti Lepini, Prenestini ed Ernici, tra le provincie di Roma e Frosinone. Scorre regolarmente verso sud-est attraversando longitudinalmente la Ciociaria e sfocia nel Liri a Ceprano.

L'ecosistema del Sacco viene distrutto dal primo centro abitato che incontra, Colleferro, dal 1912 polo metalmeccanico e chimico con produzioni anche militari. Le prime denunce per inquinamento risalgono al 1955, le prime condanne al 1993; ma il peggio è stato svelato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana solo nel 2005: in seguito a controlli di routine del Piano Nazionale Residui, il latte di allevamenti lungo il Sacco risultò contaminato da betaesaclorocicloesano, un potente insetticida a base di cloro. I successivi controlli hanno rivelato che tutti i terreni lungo l'intera asta fluviale fino alla confluenza nel Liri erano irrimediabilmente contaminati: i fusti di insetticida che la Snia Bpd aveva interrato in 3 aree a ridosso del Sacco col tempo si erano corrosi e il prodotto aveva contaminato le acque del Sacco.

Le esondazioni periodiche e l'irrigazione hanno poi fatto il resto spargendo il veleno su campi e pascoli e, da lì, nell'intera catena alimentare. Un'emergenza economica, ambientale e sanitaria: migliaia di capi di bestiame dovettero essere abbattuti, i terreni lungo il fiume vietati a coltivazione e pascolo e la popolazione locale sottoposta a controlli medici: «Dalle analisi campionarie è emerso che chi ha vissuto vicino al fiume e consumato carne, latte e latticini di animali nutriti con foraggi locali ha nel sangue una concentrazione di betaesaclorocicloesano da 3 a 4 volte superiore al resto della popolazione. E abbiamo trovato anche PCB e metalli pesanti, seppure in concentrazioni non allarmanti», spiega il dottor Francesco Blasetti, dell'Asl Roma G. «L'insetticida si accumula nei grassi e viene espulso molto lentamente, per esempio attraverso l'allattamento. Ora è in corso una sorveglianza sanitaria su 800 persone contaminate per studiare gli effetti a lungo termine su organi e apparati come il sistema immunocompetente, il fegato, le reni e il sistema riproduttivo, mentre per controllare l'effetto sul sistema nervoso centrale vengono effettuate anche visite neuropsichiatriche. Nella sua complessità, è uno degli studi tossicologici più importanti a livello mondiale.»
Fusti di insetticida e altri prodotti chimici recuperati nel gennaio 2007 (© Rete per la tutela della Valle del Sacco). BIOMASSE O BIOGAS? (CHI È PIÙ BIO?) Dal 2006 la valle del Sacco è nella lista dei Siti di Interesse Nazionale (SIN), ossia le aree contaminate. Il Commissario per l'Emergenza della Valle del Sacco, Pierluigi Di Palma, coordina i lavori di messa in sicurezza e bonifica: «Sono state completate le barriere idrauliche per contenere la dispersione degli inquinanti nella falda superficiale e delle tre discariche di rifiuti chimici una è stata bonifica e un'altra è in corso di bonifica», spiega. «Parallelamente stiamo realizzando un distretto agro-energetico in collaborazione con il Cnr: sulla fascia di terreni contaminati viene piantata una varietà di pioppi particolarmente efficace nell'assorbimento dei contaminanti e il legname verrà poi utilizzato come combustibile per caldaie e centrali elettriche a biomassa. In questo modo si impedisce anche che sui terreni contaminati vengano ancora coltivati foraggi e colture alimentari.»

Agli ambientalisti preoccupati dai rischi dell'incenerimento di biomasse coltivate sui terreni contaminati Di Palma assicura che dai risultati delle prove le emissioni risultano a norma. A ottobre 2010, però, l'associazione Rete per la tutela della Valle del Sacco e le associazioni degli agricoltori di Coldiretti e della Confederazione Italiana Agricoltura hanno presentato un progetto alternativo elaborato insieme al Dipartimento di Produzioni Animali della Facoltà di Agraria dell'Università della Tuscia: bonificare i terreni utilizzando particolari batteri e piante, più efficaci dei pioppi nella decomposizione del betaesaclorocicloesano, e realizzare piccoli impianti per la produzione di biogas dai liquami degli allevamenti esterni alla fascia contaminata, in modo da preservare la vocazione agro-zootecnica del territorio. Nonostante pioppi, barriere idrauliche e bonifiche, però, il Sacco resta in pessimo stato: «Il problema non è solo il polo industriale, ma anche l'insufficiente depurazione degli scarichi civili», spiega Francesco Raffa, di Legambiente Frosinone: «Noi qui siamo abituati a vedere galleggiare sul fiume metri di schiuma». Un "panorama" confermato dalle indagini per il Piano di tutela delle acque, dalle quali risulta che il 32% degli scarichi civili del bacino del Sacco non è trattato.

UNA GALLINA DALLE UOVA... ALLA DIOSSINA La contaminazione, però, non viene solo dall'acqua: nel 2009 l'Istituto Zooprofilattico ha riscontrato PCB e diossine in uova di gallina al di sopra dei limiti di legge a Quattro Strade, una frazione di Anagni. La fonte dell'inquinamento non è ancora nota, ma «Proprio al centro della zona contaminata c'è uno dei pochissimi impianti di incenerimento di pneumatici in Italia», segnala Alberto Valleriani, presidente della Rete per la tutela della Valle del Sacco: «Recentemente l'azienda aveva chiesto l'autorizzazione per incenerire anche il cosiddetto car-fluff, ossia i residui non metallici della demolizione degli autoveicoli, che sono potenzialmente più pericolosi dei pneumatici. Per fortuna l'intervento di associazioni e comitati, del Comune e della Provincia ha per adesso bloccato il progetto».

fonte: http://www.focus.it/

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