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1 marzo 2011

L'Europa boccia l'Italia degli inceneritori

L'Europa boccia l'Italia degli inceneritori

Il 3 febbraio scorso il Parlamento Europeo ha bocciato l’Italia per la
mancanza di un piano adeguato allo smaltimento *differenziato *dei rifiuti:
la notizia ci giunge da Brescia Point.

Con 374 voti a favore, 208 contro e 38 astensioni è stata votata una
risoluzione che denuncia le inottemperanze del Bel Paese. Il provvedimento
rappresenta una dura condanna a come l’emergenza rifiuti è stata fin qui
gestita e suggerisce alla Commissione di “fare uso dei poteri che le sono
conferiti, ivi incluso proponendo un nuovo ricorso volto alla condanna al
pagamento di sanzioni pecuniarie” se l’Italia non si adeguerà presto agli
standard europei.

Nel resto d’Europa le cose vanno diversamente: la Germania, per esempio, si
è posta come obiettivo per il 2020 la “discarica zero” e, insieme
all’Olanda, sta puntando sull’eolico e sui pannelli solari, promuovendo la
raccolta differenziata e il riutilizzo di vetro e plastica.

*In Belgio invece la costruzione degli inceneritori è stata vietata per i
prossimi cinque anni*. Una strategia adottata anche oltreoceano da San
Diego, Philadelfia e Boston negli Stati Uniti.

L’incenerimento dei rifiuti produce gravi danni alla salute. Lo sostiene
ormai da tempo Paul Connet, docente emerito di Chimica alla St. Lawrence
University di New York e massimo esperto mondiale di gestione di rifiuti e
tecniche di incenerimento, le cui tesi sono riportate, per esempio, nel
saggio "Incenerire i rifiuti? No grazie" di Gianluca Ferrara. Secondo
l’esperto, ospite più volte anche della nostra città, gli impianti di
incenerimento producono polveri tanto piccole che non possono essere
filtrate né dal naso né dai bronchioli, penetrando, così, in profondità nei
polmoni. *Gli inceneritori, oltre alle polveri, generano metalli pesanti
come piombo, mercurio, arsenico e cadmio, altamente nocivi per la salute. *

Le ceneri, poi, andrebbero depositate in discariche speciali, i cui costi
superano dieci volte quelli delle discariche tradizionali. Il particolato e
le diossine prodotti da questi impianti finiscono per ricadere sui territori
vicini ed entrare inevitabilmente nella catena alimentare.

L’Agenzia per la protezione dell’ambiente e per i servizi tecnici (Apat) ha
sollecitato il monitoraggio nel lungo periodo della concentrazione di micro
polveri e della prevalenza di malattie nelle aree adiacenti i 51
inceneritori presenti sul territorio italiano.

Come dimostra uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità condotto sulla
popolazione campana, nei territori dove sono diffuse le pratiche di
incenerimento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di quelli pericolosi
il rischio di morire di alcune patologie è più alto della norma.

Come ha più volte spiegato lo stesso Connet, l’alternativa sta nel ridurre i
rifiuti attraverso la raccolta differenziata porta a porta con tariffa
puntuale, e nel riciclo. Quanto rimane va inviato a impianti per una
selezione meccanica delle tipologie dei rimanenti rifiuti indifferenziati.
La parte non riciclabile può essere trattata senza bruciarla in impianti di
bioessicazione. La raccolta differenziata può arrivare al 70 per cento dei
rifiuti, il 30 per cento rimanente può ridursi al 15-20 per cento dopo la
bioessicazione. Una quantità inferiore agli scarti degli inceneritori. Ma si
tratta di materiali inerti e non tossici con minori spese di gestione e un
impatto ambientale e sanitario ridotto.

L'Europa virtuosa ha definito la strada del futuro, che non prevede
inceneritori, a differenza di quanto sosteneva nonno Allodi e Enia e
Provincia e Comune con il loro immaginifico pamphlet distribuito con il
quotidiano locale.

La realtà è solo l'opposto di quanto sostenevano.
A Parma cresce in quel di Ugozzolo un fantasma del passato.

Chissà che qualcuno un giorno non decida di fare piazza pulita degli errori
commessi e ricominciare a ragionare guardando avanti, a braccetto con
l'Europa virtuosa.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 25 febbraio 2011

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