Comunicato Stampa
PM 10 Valle del Sacco. Dati 2006-2010: l’elaborazione dell’Osservatorio Retuvasa
PM 10 Valle del Sacco. Dati 2006-2010: l’elaborazione dell’Osservatorio Retuvasa
L’osservatorio PM10 Retuvasa pubblica la sua rielaborazione delle informazioni presenti on-line nella banca dati dell’Arpa Lazio circa la rilevazione di PM10 dal 2006 al 2010, relativamente ai Comuni di Colleferro, Anagni e Frosinone.
Ricordiamo che attualmente l’osservatorio rielabora i dati rilevati quotidianamente dall’ARPA in cinque Comuni della Valle del Sacco (oltre ai tre già menzionati, Ceccano e Ferentino).
I grafici prodotti dall’osservatorio, a disposizione della cittadinanza sul sito www.retuvasa.org, consentono di seguire in tempo reale e in termini visivamente più immediati l’andamento della presenza di Pm10 nella Valle del Sacco. Agevolano inoltre un confronto più immediato con i dati “storici” degli anni precedenti.
In questa sede non intendiamo esprimere valutazioni scientifiche circa le cause di emissione di Pm10 nella Valle del Sacco. Prendiamo semplicemente atto di quanto a colpo d’occhio i grafici e le tabelle indicano inequivocabilmente: una media annuale e un numero di giorni di superamento della soglia di legge che testimoniano come la qualità dell’aria sia pessima in termini di particolato sottile. Nonostante un sensibile ma ancora del tutto insoddisfacente decremento negli anni (non dimenticando però che i dati del 2009, forse influenzati da fattori meteoclimatici, sono risultati in leggera controtendenza rispetto al 2008).
Ci limitiamo poi a segnalare alcune delle misure più urgenti per una più corretta interpretazione del fenomeno:
- maggiore rappresentatività delle centraline di monitoraggio delle Pm10, che oggi assicurano una copertura del territorio sufficiente per rendersi conto della gravità del fenomeno ma ancora inadeguata a comprendere precisamente le cause
- analisi del particolato sottile in modo da comprenderne adeguatamente la composizione chimica e dunque la pericolosità, nonché indicazioni sulle probabili fonti emissive
- realizzazione di una rete di monitoraggio delle molto più pericolose Pm2.5, ai sensi della legge 155/2010 (che recepisce la direttiva europea 50/2008)
Riguardo poi alle misure più urgenti in termini di soluzione del problema, sottolineiamo come quanto previsto dal Piano regionale di Risanamento della qualità dell’aria e dalle ordinanze dei Comuni più virtuosi circa la diminuzione dell’emissione di particolato derivanti dal traffico veicolare, produzione industriale, riscaldamento domestico, pratiche agricole, non sia al momento accompagnato da una lucida consapevolezza istituzionale che l’introduzione di nuovi impianti ad alto impatto ambientale, anche in termini di particolato, risulta incompatibile, in base al principio di precauzione, con la morfologia della Valle del Sacco, considerata la sua orografia e le condizioni meteoclimatiche sfavorevoli, con frequenti fenomeni di inversione termica.
Vogliamo al riguardo ricordare solamente che lo stesso Ente Nazionale Aviazione Civile, bocciando il progetto dell’aeroporto civile di Frosinone in primo luogo per ragioni di rotte di volo e di sicurezza, ha sostenuto in termini nettissimi l’incompatibilità ambientale di un aeroporto nella Valle del Sacco. E che evidentemente le filiere di produzione e incenerimento delle biomasse ipotizzate a più riprese negli scorsi anni rappresentano, oltre che un progetto di risanamento della Valle del Sacco di dubbia fattibilità economica e di esiziali conseguenze per l’agro-zootecnica tradizionale, una palese insensatezza in termini ambientali.
Ricordiamo che attualmente l’osservatorio rielabora i dati rilevati quotidianamente dall’ARPA in cinque Comuni della Valle del Sacco (oltre ai tre già menzionati, Ceccano e Ferentino).
I grafici prodotti dall’osservatorio, a disposizione della cittadinanza sul sito www.retuvasa.org, consentono di seguire in tempo reale e in termini visivamente più immediati l’andamento della presenza di Pm10 nella Valle del Sacco. Agevolano inoltre un confronto più immediato con i dati “storici” degli anni precedenti.
In questa sede non intendiamo esprimere valutazioni scientifiche circa le cause di emissione di Pm10 nella Valle del Sacco. Prendiamo semplicemente atto di quanto a colpo d’occhio i grafici e le tabelle indicano inequivocabilmente: una media annuale e un numero di giorni di superamento della soglia di legge che testimoniano come la qualità dell’aria sia pessima in termini di particolato sottile. Nonostante un sensibile ma ancora del tutto insoddisfacente decremento negli anni (non dimenticando però che i dati del 2009, forse influenzati da fattori meteoclimatici, sono risultati in leggera controtendenza rispetto al 2008).
Ci limitiamo poi a segnalare alcune delle misure più urgenti per una più corretta interpretazione del fenomeno:
- maggiore rappresentatività delle centraline di monitoraggio delle Pm10, che oggi assicurano una copertura del territorio sufficiente per rendersi conto della gravità del fenomeno ma ancora inadeguata a comprendere precisamente le cause
- analisi del particolato sottile in modo da comprenderne adeguatamente la composizione chimica e dunque la pericolosità, nonché indicazioni sulle probabili fonti emissive
- realizzazione di una rete di monitoraggio delle molto più pericolose Pm2.5, ai sensi della legge 155/2010 (che recepisce la direttiva europea 50/2008)
Riguardo poi alle misure più urgenti in termini di soluzione del problema, sottolineiamo come quanto previsto dal Piano regionale di Risanamento della qualità dell’aria e dalle ordinanze dei Comuni più virtuosi circa la diminuzione dell’emissione di particolato derivanti dal traffico veicolare, produzione industriale, riscaldamento domestico, pratiche agricole, non sia al momento accompagnato da una lucida consapevolezza istituzionale che l’introduzione di nuovi impianti ad alto impatto ambientale, anche in termini di particolato, risulta incompatibile, in base al principio di precauzione, con la morfologia della Valle del Sacco, considerata la sua orografia e le condizioni meteoclimatiche sfavorevoli, con frequenti fenomeni di inversione termica.
Vogliamo al riguardo ricordare solamente che lo stesso Ente Nazionale Aviazione Civile, bocciando il progetto dell’aeroporto civile di Frosinone in primo luogo per ragioni di rotte di volo e di sicurezza, ha sostenuto in termini nettissimi l’incompatibilità ambientale di un aeroporto nella Valle del Sacco. E che evidentemente le filiere di produzione e incenerimento delle biomasse ipotizzate a più riprese negli scorsi anni rappresentano, oltre che un progetto di risanamento della Valle del Sacco di dubbia fattibilità economica e di esiziali conseguenze per l’agro-zootecnica tradizionale, una palese insensatezza in termini ambientali.
Ufficio stampa Retuvasa
17.01.11
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