Le famiglie di Colleferro nei giorni scorsi hanno ricevuto una lettera da parte del sindaco, in cui egli esprimeva il proprio dispiacere per i disagi e ne delineava le cause tecniche.
Tuttavia, ci sono ancora perplessità in merito alla faccenda e vorremmo chiedere al sindaco di rispondere ad alcune domande per chiarirle del tutto:
1) Dal 1997 a Colleferro l’acqua non è più “cosa pubblica” in quanto la porzione di rete idrica fino ad allora gestita dal Comune è stata affidata in concessione alla ditta privata Italcogim, mentre la restante parte è gestita dal Consorzio Servizi Colleferro. Infatti paghiamo la bolletta alle suddette aziende, non al Comune. Dunque, che tipo di accordo c'è stato tra il gestore (in questo caso Italcogim) e il Comune stesso affinché non venga fatturato agli utenti il mese di novembre? Il gestore ha torto e paga pegno (nel qual caso ci sembrerebbe un ben misero risarcimento in confronto al danno causato) o è il Comune - ovvero noi, e sarebbe una bella beffa - a rifondere dei mancati introiti di novembre il gestore?
2) Chi controlla l'operato del gestore? Chi ci garantisce che non sia stata incuria o incapacità quella che ha provocato il danno al pozzo 7? Episodi analoghi si erano già verificati nei mesi precedenti (per esempio l’inquinamento batteriologico a via Colle Bracchi avvenuto a settembre scorso).
3) Nella lettera si annuncia che per studiare ed eventualmente riprogettare la rete idrica sarà ingaggiato un luminare del settore, che non lavorerà di certo gratis: Italcogim, gestore da più di 10 anni, non è in grado di farlo? Contemporaneamente, si annuncia che è stata già bandita la gara per un altro pozzo, che addirittura ce ne sono altri in progetto, e che si sta contattando ACEA anche per l'acqua del Simbrivio. Tutto questo prima di conoscere l'esito dell'analisi complessiva della rete idrica che si dice di aver commissionato. Non sarebbe più logico il percorso inverso: prima l'indagine e poi le opere?
4) Tra l’altro, con la delibera del Consiglio Comunale n. 36 del 30 luglio 2003, si è approvata una convenzione di gestione tra i comuni dell'ATO 2 del Lazio, di cui Colleferro fa parte: cioè, si è individuato ACEA ATO 2 S.p.A. come unico gestore per tutti (tanto che il nostro comune ne ha anche comprato simbolicamente un’azione). Colleferro non ha chiesto a suo tempo, come fece invece il comune di Valmontone ad es., la salvaguardia dell'ente gestore che al momento operava (Italcogim, nel nostro caso). Premesso che l'acqua è un bene comune vitale e che giudichiamo la sua mercificazione una vera barbarie, qualunque sia il privato che la gestisca, ci chiediamo: chi ha deciso e in quale sede che Italcogim rimanesse a gestire l'acqua a Colleferro, anziché far subentrare il nuovo gestore con cui si era già siglata la convenzione?
Le scuse del sindaco restano gradite, ma è augurabile che su questo delicatissimo tema si discuta al più presto in modo ampio e con la partecipazione dei cittadini, perché il bene acqua non tollera opacità o speculazioni di alcun tipo.
Infine, una proposta: perché non pensare di far tornare l’acqua nelle giuste mani, ovvero quelle pubbliche, sotto forma di azienda speciale comunale? Questo tipo di aziende non hanno come scopo principale quello di aumentare i dividendi per i propri azionisti, ma quello di rendere il miglior servizio per i cittadini ai costi più bassi possibili; hanno inoltre l’obbligo del pareggio di bilancio o il totale reinvestimento degli utili, se ce ne sono, per il miglioramento del servizio. Utopia? Non crediamo, se una capitale europea importante come Parigi ha deciso proprio quello che abbiamo appena scritto: ha mandato a casa le multinazionali Suez e Veolia e dal 1 gennaio 2010 l’acqua sarà gestita da un Ente di diritto pubblico, nel cui comitato di gestione siederanno anche i rappresentanti dei lavoratori e degli utenti.
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