21 dicembre 2009
Lettera aperta a “I Signori della Guerra”
Dire che produrre armi sia “divertente” è l’ultima cosa che avrei potuto ascoltare da una qualsiasi persona su questo pianeta. Evidentemente anche noi, cosiddetti attivisti, commettiamo errori di valutazione credendo che ci sia un limite alla stupidità umana. Il giorno 4 Dicembre si festeggia Santa Barbara, patrono di Colleferro protettrice tra l’altro anche degli addetti alla preparazione e custodia degli esplosivi. L’amministrazione di Colleferro in collaborazione con la Simmel Difesa SpA, azienda produttorrice di armamenti, celebra questa giornata con un tour all’interno del comprensorio ex- Snia BPD passando per i luoghi rappresentativi di una civiltà industriale oramai al declino. Si parte dal sacrario che ricorda lo scoppio del tritolo nel 1938 che provocò la morte di 60 persone e il ferimento di 1500. Si passa per il luogo dove è avvenuto lo scoppio e ci sia avvia in pullman verso la Simmel Difesa. Quasi quattro chilometri di boschi, mai visti prima, intervallati da costruzioni riconducibili alla vecchia urbanistica industriale. Arrivati sul posto in direzione Artena ci si sofferma su di una lapide e qui si ascoltano le parole del rappresentante Simmel che utilizza il termine “divertente” per definire il lavoro nell’azienda. Sento nell’aria un senso generale di disapprovazione sulle parole, o forse è solo una mia sensazione. Oppure è la mia forte disapprovazione a farmi pensare che ce ne sia altra intorno a me. Ci si sposta verso il luogo del rinfresco imbattendosi in dissuasori utilizzati per aree pedonali che riproducono proiettili da artiglieria. Entrando nella sala ci troviamo in bella esposizione una mostra di produzione che, usando un paragone sicuramente poco appropriato, suscita in me la stessa sensazione di un bambino che entra in un negozio di giocattoli. Riconosco quasi tutte le tipologie di armamenti. Ho passato giornate intere a studiarle però vederle in foto è una cosa, dal vivo un’altra. Avverto sguardi intorno a me. Sicuramente è una mia impressione. Forse mi considerano il male. Non c’entro nulla in questo posto e non godo del rinfresco. Ravviso la necessità di precisare che alcuni componenti utilizzati per il lancio di proiettili, definiti “convenzionali”, permettono il lancio anche dei BCR (Bomblets Cargo Round) contenenti 63 sub-munizioni ormai messe al bando dai trattati internazionali firmati anche dal nostro paese. Il problema è che la tecnologia dei BCR è in dotazione alle aziende israeliane e di conseguenza alle forze armate di questo paese, che non hanno sottoscritto tali trattati. Ribadisco quest’ultimo fatto ad un dirigente che si inserisce nel discorso. Continuo chiudendo che in questo modo le normative possono essere aggirabili in quanto l’azienda può non produrre cluster-bomb, ma soltanto alcuni componenti per renderle funzionantii. Mi viene anche in mente che il Governo italiano continua ad avere rapporti preferenziali con Israele che ha sganciato milioni di queste bombe a grappolo sul Libano, ma questo non lo dico per non inasprire il discorso. Il mio intento è solo avere una risposta. Vorrei vedere come se la cava. Ebbene, ecco la sua risposta: “…allora dovremmo condannare la FIAT perché con le automobili ci fanno le autobombe”. Signor dirigente, lei forse non sa del mio interesse per il disarmo. Ma a me va bene così perché mette a nudo la sua incapacità nel riconoscere la differenza tra il bene e il male, perché mette a nudo il suo mestiere di signore della guerra, parte integrante di un sistema che considera gli esseri umani attraverso il risultato delle sue produzioni di morte, che mette a nudo il suo necessario bisogno di approvazione su quanto propone a questa società. Il male non sono io a questo punto, credo sia proprio lei rispettoso del “codice etico” declamato sul sito internet della sua azienda. Ma non è finita qui. Su un piedistallo, vedo un razzo e ai suoi piedi un piccolo presepe; a fianco, un albero di Natale. Dentro di me lo considero un sacrilegio anche se non sono un praticante delle religioni, ma sicuramente è una scena che mi porta a pensare ai perché di quello stridente accostamento. Dopo le varie preghiere in ogni sosta durante la visita forse sarebbe stato opportuno dirne una anche qui almeno per sottolineare l’inadeguatezza di questa rappresentazione: il cerchio della vita visto dalla parte dei signori della guerra. Colleferro, 21/12/2009Alberto Valleriani
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